Quando un libro non finisce come ci eravamo immaginati, ecco che ci si sente un po’ delusi. Scorriamo le pagine avanti e indietro alla ricerca di frammenti nascosti, di frasi interpretate male, di dialoghi fraintesi. “Deve essermi sfuggito qualcosa” ci ripetiamo mentre consultiamo l’indice, come se da un momento all’altro ci aspettassimo di veder comparire magicamente dei capitoli non letti prima. Ci aspettavamo così tanto che finissero tutti felici e contenti! Ci sentiamo quasi derubati delle nostre emozioni, delle nostre aspettative, del nostro coinvolgimento.
Poi ci ricordiamo che non è della nostra vita che abbiamo letto, che il nostro mondo non è crollato, che le nostre giornate continuano imperterrite. E allora ci rendiamo conto che non eravamo noi gli scrittori e che la pretesa di un lieto fine era solo un riflesso incondizionato della nostra esistenza precaria. Ci ha colti alla sprovvista, lo scrittore; ha ribaltato i nostri cliché, lasciandoci con un nuovo sapore sulle labbra.
C’è dell’altro, oltre le nostre vite quotidiane. Altri modi di pensare, altre sfaccettature, altri desideri.
E altri finali.
Vero. Bisogna tornare nella realtà, quello è il vero brutto finale di un libro. 😉
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Esatto, a volte ci lasciamo troppo andare, ci immergiamo così tanto nel libro che poi ogni cosa che ci circonda acquista un altro sapore! Ma io adoro questa sensazione 🙂
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Condivido. ( Non lo faccio spesso ma stasera ho pubblicato una recensione, guarda e dimmi che ne pensi, se puoi 😉)
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Certo, molto volentieri 🙂
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Già. E, soprattutto, abbiamo investito del tempo. Il nostro.
E quando qualcosa ci appartiene, non si accettano contropartite che non ci soddisfino.
L’essere umano, è spesso limitante per se stesso.
‘Til The Cops Come Knockin’ – maxwell
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Verissimo.
Quando l’uomo rimane senza una possibilità è come se gli mancasse l’aria per respirare, diceva Kierkegaard.
E se poi questa possibilità è la possibilità di scegliere, se ci viene imposta una realtà diversa dalla nostra, allora ci sentiamo in gabbia.
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