Arrivi e partenze.

Ho sempre amato scrivere.
Pronunciare questa frase ormai non mi crea più disagio. Devo però specificare: ho “quasi sempre” amato scrivere, nel senso che c’è stato un periodo della mia vita in cui ho smesso di farlo. E’ stato quando ho preso in mano la macchina fotografica ed ho iniziato così a dedicarmi alla fotografia.
Non voglio romanzare la mia vita, spiegare quali sono stati i motivi affettivi che hanno condizionato tale scelta; lasciamo da parte, fin quanto mi è possibile, i sentimenti, le sensazione, le emozioni. Piuttosto voglio comprendere, ermeneuticamente parlando, cosa mi ha spinto a scegliere un certo linguaggio di comunicazione rispetto ad un altro. Devo riuscire, cioè, a interpretare il significato di questa mia predisposizione, momentanea, allo scatto fotografico.
Dico momentanea non a caso: proprio in questo momento, infatti, sto nuovamente tornando sui miei passi originari, ritrovandomi ora più distaccata nei confronti della fotografia. E’ tornato il bisogno di scrivere. Voglio dimostrare che non è una mia confusione mentale quella di passare da un sistema di linguaggio ad un altro, ma una semplice necessità di comunicare, indipendentemente dal mezzo (medium?) utilizzato. […]

Ho bisogno della fotografia per esprimermi, quanto ho bisogno della scrittura per comprendermi. Perchè, quindi, non cercare, con tutti i miei sforzi, di creare una totale sinergia tra la parola e l’immagine? Perchè non trovare un giusto compromesso tra questi mezzi che, a parer mio, hanno una potenza espressiva di eguale intensità? Gli studi letterari sono stati costretti a concludere che il mondo-come-testo è stato sostituito dal mondo-come-immagine; queste immagini-mondo non possono essere esclusivamente visive, ma il visuale infrange e mette in discussione ogni tentativo di definire la cultura in termini esclusivamente linguistici. Io vorrei proporre una visione del mondo in cui l’immagine come testo sia l’equivalente del testo come immagine, e dove, quindi, l’immaginazione trovi la sua realizzazione più concreta sia nella parola che nella fotografia, di pari passo.

E così, anche il “grande passo” della Laurea è stato fatto. La mia tesi – Quel che resta dell’immagine – iniziava proprio con quel “ho sempre amato scrivere” che chissà cosa c’entrava con il triennio di Fotografia all’Accademia di Belle Arti. Eppure ha funzionato, ed ora mi ritrovo con un 110/lode da sistemare graziosamente sulla mia Scrivania. Un traguardo, un arrivo. Disfo il bagaglio e ripongo i miei anni accademici in cassetti ben ordinati. Ci resteranno per l’eternità.

Ma è già tempo di ripartire. Un’altra valigia è pronta, più ambiziosa lei di me. Ed io sono pronta? Sarò all’altezza? Troverò quello che cerco? Aspettative? Tante, tantissime. Dovrò affrontare un anno intenso, di quelli che dovrebbero “costruire il mio futuro”. Lavorativamente parlando. Un pizzico in più di lontananza da casa, un ambiente nuovo, menti diverse, personalità di tutti i tipi. E progetti progetti progetti. Fare, disfare, creare, smontare, costruire, riprogrammare. Matita, penna, tavoletta grafica, storie, personaggi. Parole e immagini. E’ il momento di concretizzare quanto ho espresso nella tesi, qui e ora. Salgo sul treno e parto.


Anche la Scrivania riparte, carica di nuove responsabilità. Le energie non mancano, forse mancherà un pò il tempo per tenerla sempre aggiornata, ma non molla. E’ estremamente fiera dell’impegno che si è presa con l’iniziativa #ioleggoperchè ed è felice di annunciare che sarà una Messaggera della Giornata Mondiale del Libro (23 Aprile).

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In che modo?

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A breve i primi aggiornamenti 🙂


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